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Natalità: il caso della Repubblica Ceca

16 giugno 2023 – Come gli altri Stati europei stanno affrontando l’inverno demografico

Dopo Francia, Germania e Svezia, proseguiamo gli approfondimenti su alcuni case study sul tema della demografia. Da questo punto di vista, uno dei Paesi europei che merita una particolare attenzione è la Repubblica Ceca. Ex membro dell’Unione Sovietica, vanta dei numeri da far invidia a nazioni più “smaccatamente occidentali”: il TFT è pari a 1,83 (media europea: 1,5), poche persone decidono di emigrare, ma molte altre vi immigrano, soprattutto dall’Ucraina all’indomani dello scoppio della guerra.

Dalla caduta del Muro del 1989, la popolazione della Repubblica Ceca è passata da 10,3 milioni di abitanti a 10,51 ed è previsto che entro il 2050 possa toccare i 10,53 milioni. Il Covid19, nel Paese mitteleuropeo, ha fatto impennare il tasso di mortalità, parallelamente ad un aumento della natalità. Inoltre, l’età media della popolazione è di 43,3 anni, contro i 44,1 della media europea.

Le ragioni

Ma come si spiegano queste dinamiche demografiche? Secondo il professor Tomas Kucera dell’Università di Praga, il segreto sta nella posizione geografica del Paese. La Repubblica Ceca, di fatto, si trova nella giusta intersezione fra est e ovest e fra nord e sud, in un’area strategica per i trasporti e, al tempo della dittatura sovietica, costituiva una “zona cuscinetto” fra l’Europa Occidentale e Orientale. Secondo Kucera, infatti, se la Repubblica Ceca si fosse trovata nella posizione geografica occupata dalla Moldavia, oggi si troverebbe esattamente nella situazione della Moldavia, sia in termini economici che demografici (il TFT della Moldavia è di 1,13). Invece, la Repubblica Ceca sembra essersi mossa quasi di pari passo con i Paesi occidentali.

Durante la dittatura comunista, i livelli di natalità sono rimasti alti, mentre sono crollati nel 1999 per rialzarsi nel 2021. Come è stato osservato, questo declino ha accomunato tutti i Paesi dell’ex-blocco sovietico, e probabilmente è da imputare in primis a un cambiamento nei costumi per l’allineamento con lo stile di vita occidentale: se una donna nata nel 1965 affrontava la sua prima gravidanza intorno ai 20 anni, una donna nata nel 1990 ha aspettato fino ai 30, più in linea con le coetanee del resto dell’Unione europea. Durante il regime comunista, inoltre, si faceva poca informazione riguardo la sessualità e i metodi contraccettivi, ma con la caduta del Muro molte più donne hanno iniziato a prendere la pillola, sostiene Tomas Sobotka dell’Istituto demografico di Vienna.

Oggi invece la popolazione è tornata a crescere, secondo Sobotka, grazie a buone politiche sociali di supporto alle famiglie. Anzitutto, grazie ad un congedo parentale flessibile e ben pagato nei primi tre anni di vita del bambino. Così come delle politiche di redistribuzione egualitarie. All’indomani della caduta del Muro, il sistema sanitario ceco ha investito in tecnologie all’avanguardia in campo medico.

Il ruolo del tessuto produttivo

Il Paese non è mai stato un fiore all’occhiello dell’industria, preferendo ai grandi stabilimenti le piccole imprese. Questo ha permesso alla Repubblica Ceca di non patire eccessivamente la chiusura di questi poli industriali a seguito delle crisi economiche degli anni Dieci, limitando al contempo il fenomeno della disoccupazione e quello dell’emigrazione, il cui tasso è contenuto e simile a uno dei Paesi dell’Europa occidentale.

Certamente, un grande impulso all’aumento della popolazione della Repubblica Ceca è stato dato dall’immigrazione nel Paese, tanto all’indomani della caduta del Muro di Berlino, consentendo l’ingresso a individui provenienti da altri Paesi dell’ex blocco sovietico, quanto oggi. Allo stato attuale, la maggior parte degli individui che si trasferiscono nel Paese provengono da Ucraina (196.875), Slovacchia (114.630) e Vietnam (64.851).

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