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Come i padri possono contribuire alla Primavera demografica

19 marzo 2024 – Roma

Per una vera primavera demografica occorre sostenere le mamme ma anche aiutare i papà. Quando si parla di natalità il pensiero inevitabilmente va alle mamme, a coloro che generano e che sono quasi l’unico punto di riferimento per i neonati nei primi mesi di vita. Ma se la mamma è chiamata a dare nutrimento e sicurezza al bambino, il papà ha un’altra missione: essere punto di riferimento per entrambi, soprattutto un aiuto concreto per le neomamme. Lo stereotipo del papà un po’ impacciato nei primi mesi di vita resiste ancora (per maggiori info chiedere alle neo mamme, please). Tuttavia, in un contesto sociale dove i neo genitori sempre più spesso si trovano a vivere isolati e lontani dalle rispettive famiglie di origine, magari per motivi di lavoro, la figura dei papà diventa cruciale.

Accanto a questo fenomeno (e forse come reazione a questo) si consolida la tendenza soprattutto tra i giovani ad allontanare nel tempo il momento in cui scegliere di diventare genitori. Oppure escludere del tutto questa possibilità.

Le ragioni addotte a sostegno di tale tesi sono varie. Tra queste ne emerge una in particolare: il 78% degli intervistati dice di avere “paura delle troppe responsabilità”. Nello specifico, se le donne hanno sempre più paura del parto e del post parto (mondo, quest’ultimo, ancora non del tutto preso in considerazione), tra i maschietti dilaga la paura di non sentirsi pronti. È quanto emerge dai primi dati della ricerca Per una Primavera demografica condotta dalla Fondazione Magna Carta, in collaborazione con alcune aziende attente al tema della natalità e delle possibili soluzioni ai problemi dei neo genitori (Jointly, Prysmian, Engineering e WellMAKERS by BNP-PARIBAS).

Avere paura delle responsabilità significa, in buona sostanza, non sentirsi all’altezza di prendersi cura di qualcuno, prima ancora che aver paura di rinunciare a qualcosa per sé (carriera, lavoro…). Significa, dunque, non sentirsi pronti per essere qualcuno per qualcuno. Da queste evidenze, è possibile trarre una fondamentale considerazione: uno dei problemi del crollo della natalità in Italia è di natura prettamente culturale e si fonda sulla paura di non essere all’altezza delle circostanze. Un malessere, quest’ultimo, sempre più diffuso specialmente tra gli uomini. Le ragioni sono molteplici: tra queste sicuramente rientra l’assenza di un padre che abbia effettivamente fatto il padre.

Oggi ci sono tanti papà, ma pochi padri. Se la madre protegge e consola, il padre pone limiti (sa dire di no!) e, allo stesso tempo, dà fiducia ai figli, li sostiene nel lanciarsi nelle varie fasi della vita. Se oggi i ragazzi hanno paura è perché è mancato o manca loro chi gli dà fiducia, chi gli ricorda che così come sono “vanno bene” e “possono essere qualcuno per qualcuno”. Un dato, questo, suffragato dal tasso di desiderio che si riscontra tra i più giovani: circa il 67% dei giovanissimi (17-23) anni dice di volere figli in futuro. Il desiderio c’è, manca la fiducia.

Ecco perché oggi, per un vero sostegno alla natalità, abbiamo bisogno di papà che diventino padri, capaci dunque di essere generativi nella vita dei figli e, di conseguenza, vere fonti di sostegno anche per le madri, in tutti i sensi. Le richieste più che triplicate di congedi di paternità dal 2013 al 2022 vanno in questa direzione. Dimostrano, cioè, che dei papà c’è bisogno.

Come si passa da papà a padre? Stando con i figli, trascorrendo più tempo con loro ma anche soprattutto lasciandosi aiutare, su più livelli. Congedi più lunghi e percorsi di formazione e ascolto, possibilmente messi a disposizione dalle aziende (una buona pratica già attiva da più parti) o dalle istituzioni locali, sono una strada percorribile che vale la pena approfondire.

Auguri, padri!

Come i padri possono contribuire alla Primavera demograi

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Causale “Ricerca demografia”

Fonazione Magna Carta